Gli amici si vedono nel momento del bisogno, i parenti ai funerali e ai matrimoni

Il matrimonio

“Dobbiamo invitare anche i miei cugini Alfredo e Beatrice”, ricorda Gerardo mentre sta preparando la lista degli invitati al matrimonio insieme alla sua fidanzata Micaela. “Speriamo che non vengano. Non li vedo da dieci anni e non mi stanno neanche tanto simpatici.”
La lista è lunga, duecentosessantatre invitati, ma non si può lasciare fuori nessuno, perché qualcuno si potrebbe offendere e si rischia una lite familiare. La madre di Gerardo pretende che vengano invitati tutti i suoi fratelli e sorelle, con i rispettivi figli e nipoti e lo stesso vale per il padre. I genitori di Micaela mettono subito le mani avanti: “Al matrimonio di tua sorella abbiamo pagato il pranzo per trenta persone. Per il tuo ti daremo la stessa cifra.” (…)


Il giorno del matrimonio è arrivato. Duecentosettantotto persone stanno aspettando gli sposi davanti alla chiesetta del paese sul Mar Ionio. Quattro di loro stanno piangendo, forse di gioia, forse per il mutuo che devono pagare per il “giorno più bello” dei loro figli. Settantaquattro non vedono l’ora di sedersi a tavola e gli altri duecento avrebbero preferito non essere stati invitati.(
…)

Parliamoci chiaro: il matrimonio di un parente è uno degli eventi più pericolosi della tua storia emotiva, in special modo se non sei ancora sposato.
Al tuo arrivo alla festa vieni immediatamente tempestato dalle solite domande poste dalla figura più pettegola del parentato:
“Quando ti trovi una fidanzata?”, se sei single. Il verbo “trovare” ti permette di comprendere esattamente il loro concetto di relazione: non lasciarsi andare, ma cercare in maniera spasmodica qualcuno con cui “comparire”.
“Quando ti sposi?”, se hai il fidanzato/la fidanzata al seguito.
“Perché non fate un bambino?”, se sei sposato.
“Perché non fate il secondo?”, se hai già un figlio.
A questo punto è necessaria una precisazione: nella immaginazione dei parenti è presente la fotografia di una famiglia che loro ritengono “classica”, che è composta da padre, madre e due figli rigorosamente di sesso diverso. La variante di quest’ultima domanda dunque dipende se hai un figlio maschio o una femmina. (…)

Gli sposi

Il debito verso la società:
Sin da adolescente vieni sottoposto a una pressione eccessiva rispetto alle relazioni. Nel caso in cui ti dovessi trovare in una età compresa tra i quindici e i trentacinque anni senza fidanzato o fidanzata, per i parenti “c’è qualcosa che non va”. Questo “qualcosa che non va” diventa un elemento di disagio per chi, per diversi motivi, può ritrovarsi a vivere una condizione di single. Secondo la società la tua redenzione passa solo ed esclusivamente dal matrimonio, e ancora meglio, quello in chiesa. Neanche la convivenza o il matrimonio in Comune ti permettono di salvarti.
Lo status di sposato permette dunque di essere considerato “normale”.
Se viene a mancare questa condizione niente potrà inserirti nella lista degli aventi diritto a vivere una vita felice.

A proposito di diritti:

L’essere sposati permette l’accesso ad aiuti, da parte dei tuoi genitori e di tutti i parenti, di ogni tipo; da quello economico a quello pratico, per esempio nonni babysitter o mamme cuoche. L’equazione è: non sei sposato = non hai problemi. Discorso a parte merita la condizione di genitore: se sei sposato senza figli hai diritto a un aiuto e una considerazione minore in quanto, secondo i parenti, chi non ha figli ha meno problemi di chi li ha.

Il matrimonio inizia dalla festa in poi (non il contrario):
Spesso gli sposi sono convinti che la riuscita della festa equivalga alla riuscita della vita coniugale. Il giorno della festa è, per loro, il giorno più bello della vita, non capendo che in questo modo andranno a precludersi una eventuale felicità negli anni successivi. Alcuni hanno un aspetto fisico gradevole fino al giorno del matrimonio se non poi, nei mesi successivi, andare incontro a un decadimento fisico e mentale.

٭

Arrivare al “giorno più bello della vita” per gli sposi è un vero e proprio calvario. Chi più chi meno cerca di mettere bocca sull’organizzazione, su chi invitare, sul ristorante da scegliere, sul vestito della sposa. L’ideale sarebbe festeggiare tanti matrimoni quanti sono i parenti invitati, in maniera tale da soddisfare ogni gusto.

(…)

Tratto dal libro:
“Gli amici si vedono nel momento del bisogno, i parenti ai funerali e ai matrimoni”
di Pier Luigi Avolio e Susanne Ratschiller;
Editrice ZONA contemporanea

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Dr. Pier Luigi Avolio
Mental coach

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